Abstract

La Lombardia sta attraversando un momento storico di grande rilevanza e di grandi cambiamenti. Infatti, se da un lato mantiene nel panorama nazionale un ruolo guida nello sviluppo e di traino dell’economia, dall’altro l’orizzonte di riferimento si è spostato progressivamente sempre più lontano. I concorrenti, i clienti, i fornitori sono attori di un contesto globale con il quale confrontarsi è diventato sempre più complesso. Le risorse, gli approcci e le strategie utilizzate fino ad oggi, e fino ad oggi risultate vincenti, possono non essere più altrettanto determinanti nel nuovo contesto competitivo. Occorrono nuovi strumenti, nuove competenze e aggregazioni che consentano alla Lombardia di essere competitiva e attrattiva nello scenario globale tenendo ben presente che il benessere sociale è strettamente legato al benessere economico.

Secondo il Social Progress Index (indice di misurazione del benessere degli Stati alternativo o complementare al PIL) il progresso delle nazioni è basato sulla capacità di soddisfare i bisogni di base dei cittadini, fornire le basi per potersi costruire un benessere di lungo periodo (accesso all’educazione scolastica, all’informazione, alla salute e sicurezza, pari opportunità, ecc.) e dare le chance per potersi realizzare. E il successo dell’impresa, per favorire questo benessere, è una prerogativa essenziale che va però agevolata. Il supporto allo sviluppo della competitività delle imprese non è disgiungibile dallo sviluppo e dalla competitività dei territori e della società in cui le imprese operano e quindi dallo sviluppo sostenibile. Infatti, da un lato tale sostenibilità si fonda su principi di eticità ed equità e quindi sull’avere tra i propri obiettivi un’allocazione equilibrata ed efficiente delle risorse tra le sue diverse dimensioni: economica, sociale, ambientale, territoriale e generazionale. Dall’altro il perseguimento di questo obiettivo, che Porter e Kramer (2011) hanno denominato Creating Shared Value, ha l’obiettivo del riconoscimento del mutuo rinforzo tra l’impresa e il territorio/la comunità a cui questa appartiene. Competitività (per tutti!) è la parola d’ordine, rispetto alla quale declinare in modo opportuno le strategie e – a cascata – le azioni operative e quindi l’applicazione concreta di tali indirizzi strategici. Occorre mettere in campo tutte le forze private e pubbliche che ci consentono di colmare il gap con le migliori aree d’Europa e del mondo e di raggiungere un livello di elevata prosperità della regione che, per i suoi abitanti, si tradurrebbe in posti di lavoro di alta qualità ed elevata occupabilità con conseguenti standard di vita e di benessere crescenti.

Il Piano Strategico è, quindi, il documento fondamentale attraverso il quale definire e guidare questo sviluppo, un documento di visione e di guida

Per arrivare ad obiettivi tanto ambiziosi, si parte dall’inizio. Da un lato, dalla fotografia della regione, dalle caratteristiche del suo tessuto produttivo, comprendendo da dove proviene il nostro benessere e da dove è ipotizzabile che derivi in futuro, dalla centralità del manifatturiero, settore dal quale dipende fortemente lo sviluppo dei servizi, per presentare - al di là di ogni percezione e pregiudizio - lo stato dell’arte della competitività del nostro territorio. Dall’altro, dal confronto con le altre aree Europee - e non - e in particolare con quelle più sviluppate che costituiscono un benchmark di riferimento. A questo studio dei dati quantitativi e macroeconomici, si affianca un’analisi qualitativa realizzata con il confronto con tutte le parti interessate, per cogliere quegli elementi di dettaglio e per capire in profondità i fenomeni che interessano il mondo delle imprese.

In parallelo si affrontano i trend emergenti che stanno interessando in modo tangenziale il sistema delle imprese ma che segneranno profondamente la competizione nel prossimo futuro, quali l’Industria 4.0 e una rinnovata struttura finanziaria delle stesse.

Dalla combinazione di queste aree di studio scaturiscono i punti di forza e di debolezza della regione, le risorse a disposizione ma anche i gap da colmare e le opportunità da sfruttare.

Sulla scorta dell’analisi precedente, si individuano le quattro linee strategiche verticali, che avranno il compito di guidare il rafforzamento e l’accrescimento della competitività regionale: Cultura d’impresa, sviluppo e rinforzo dei Cluster lombardi, Capitale umano e Formazione professionale, Internazionalizzazione e Network europei. All’interno di ciascuna di queste linee strategiche, il contributo degli stakeholder di riferimento sarà cruciale, consentendo di individuare puntualmente le linee di azione, i programmi e i progetti che consentiranno di tradurre in azioni concrete le politiche strategiche.

Il Piano Strategico è quindi così suddiviso, il primo capitolo presenta il modello competitivo di riferimento che, partendo dai concetti di competitività dei territori, elaborata dal gruppo di lavoro del prof. Porter dell’Harvard Business School, definisce il modello di sviluppo per la regione Lombardia. Il secondo capitolo presenta la fotografia macroeconomica del tessuto produttivo – elaborata da Fondazione Edison – fornendo un confronto con i benchmark territoriali, oltre a simulare – grazie al contributo del Centro Studi di Confindustria – degli scenari macroeconomici regionali. Il terzo capitolo traccia la strategia per il modello di sviluppo lombardo, che ha al centro il suo sistema manifatturiero. Dopo una descrizione dettagliata delle linee strategiche principali, per ciascuna delle quali vengono delineati ragioni e obiettivi, si tracciano alcuni esempi di linee d’azione e programmi. In conclusione, ci si concentra sul ruolo di Confindustria Lombardia e sul metodo che verrà seguito per dare attuazione al piano.

Dalla visione alla concretezza, dai modelli teorici più evoluti alla vita delle imprese. L’ambizione che ha guidato la definizione e la scrittura di questo documento è stata la volontà di contribuire a confermare in maniera stabile, o migliorare, il posizionamento della regione Lombardia in posti di assoluto rilievo nel panorama mondiale. E per giungere a questo obiettivo sono stati utilizzati i modelli di riferimento in tema di sviluppo territoriale, avendo cura che questi non si fermassero al piano della visione ma fossero in grado di tradursi in linee di azione concrete, percorribili e di forte impatto sulla competitività delle imprese e di conseguenza dell’intera Lombardia.

Il piano d’azione, che seguirà in un documento separato e di dettaglio, renderà ancora più fattive le linee strategiche. Separato ma sinergico, in una continuità e coerenza tra strategia ed azione che caratterizzerà Confindustria Lombardia negli anni a venire, sarà scritto in condivisione con gli stakeholders, e definirà obiettivi mirati e raggiungibili attraverso un monitoraggio costante dei risultati.